Un'urna
imprigionata dentro a una gabbia, davanti alla residenza dell'ambasciatore
spagnolo a Roma, una villa sul Gianicolo con vista su tutta la capitale
italiana. E la stessa urna ingabbiata che si sposta al Colosseo, per attirare
l'attenzione dell'Italia. L'Assemblea Nazionale Catalana (ANC), ha intrapreso
oggi questa azione come simbolo del tentativo del governo spagnolo di vietare
che i catalani si esprimano sul loro futuro politico il prossimo 9 novembre.
In
quella data il governo autonomo della Catalogna, sostenuto dal suo parlamento,
ha organizzato una consultazione popolare (consultiva, cioè non vincolante come
un referendum) sulla volontà o meno dei catalani di formare uno stato
indipendente dalla Spagna. Questa legge è stata approvata dal 75% delle forze
politiche rappresentate nel Parlamento Catalano. Il Tribunale Costituzionale
spagnolo, su richiesta del Governo di Madrid, ha sospeso in via cautelare la
legge regionale catalana sulla consultazione, nonostante la giurisprudenza
recente dello stesso tribunale riconosca la legalità di un voto consultivo su
questo tema.
Come
risposta a questo divieto, la sezione italiana dell'Assemblea Nacional
Catalana, organizzazione apartitica della società civile che ha organizzato le
moltitudinarie mobilitazioni di piazza in Catalogna negli ultimi anni – due
milioni di persone nelle strade di Barcellona lo scorso 11 Settembre per
rivendicare libertà di voto in modo pacifico –
ha deciso di partecipare all'iniziativa “Muti e in gabbia”. Una
manifestazione lanciata da un gruppo di intellettuali catalani, tra cui il
sociologo Salvador Cardús.
"Il governo
spagnolo tratta i catalani come cittadini di serie B, e li condanna a essere
una minoranza sottomessa e costretta in modo permanente al silenzio”, ha
affermato oggi Emili Perona, coordinatore dell'ANC Italia.