dissabte, 14 de març del 2020

Una riflessione sul divieto dell'uso responsabile del parco

Ci hanno chiuso i parchi. Ci hanno tolto la vitamina D del sole, la carezza dell’aria, il sollievo della Natura. Era il nostro unico momento di respiro nei giorni dell’isolamento, un po’ come l’ora d’aria per i carcerati. Il grande pregio della Roma di oggi erano i suoi parchi enormi, dove era facilcomportarsi in modo responsabile in questa emergenza e mantenere ampiamente le distanze per proteggere sé stessi e gli altri. 

Le due sorelle, insieme al padre, autoisolati nel parco, alcuni giorni fa
Famiglie che usavano il parco in piena responsabilità per la salute pubblica - intanto in questo periodo preferivamo Villa Pamphilj perché è più grande e più facile camminare in luoghi inconsueti per non trovare amici con figli piccoli - addirittura con alcuni ci eravamo organizzati per non incontrarci per caso, perché per i piccoli la distanza di sicurezza è più difficile di mantenere che per noi grandi. Nemmeno andavamo in parchi giochi - evitavamo Villa Sciarra proprio perché i nostri figli l’associavano troppo al parco giochi-, ne toccavamo nessuna superficie que potesse essere usata da altri, come le panchine

Sappiamo che tante famiglie sono molto preoccupate per come, senza un uso responsabile del parco, i bambini potranno sopportare altre tre settimane di isolamento sociale e didattico e adesso, di isolamento dalla Natura. Sempre con il massimo rispetto e consapevolezza dell’emergenza, credo che dobbiamo proteggere anche la salute mentale e fisica di tutti, e specialmente dei bambini che devono convivere in pochi metri quadri con genitori che fanno telelavoro, senza terrazzo o giardino.

I parchi sono una risorsa infatti non soltanto di svago ma di salute pubblica. Non ce li possono togliere...! L’unica alternativa che sembra rimanere ci sembra insensata, quella di riversarci su strade e piazzpubbliche che evitavamo proprio per evitare assembramenti perché non le riteniamo sufficientemente pulite ne sicure in questo periodo. Bastava recintare i parchi giochi come strutture a rischio di contagio e continuare a pattugliare le ville, come fatto finora, ma in modo più attivo, per garantire il rispetto delle regole – dissolvendo eventuali assembramenti e impedendo partite di calcetto o comportamenti da incoscienti. 

Tre milioni di persone sono adesso private dei loro polmoni verdi e costrette per settimane al chiuso, dove come noto virus e batteri si diffondono di più, e dove il controllo delle autorità sul rispetto dei divieti è molto più difficile. È una decisione insensata e contraria al nostro più elementare diritto alla salute fisica e mentale, e anche rischioso per una efficace gestione dell’emergenza. Che torni il buon senso!

Sandra Buxaderas